Casto divo

Manuel Cuni è un ragazzo di Alzano Lombardo, provincia di Bergamo, 27 anni appena compiuti. Per approfondire i suoi studi in comunicazione, grafica e video, e altri interessi artistico-teatrali, appena maggiorenne si trasferisce a Bologna. Nel capoluogo emiliano, dove ancora risiede, quasi per gioco, nel 2005 dà vita al progetto Immanuel Casto, re del porn groove. Manuel diventa così Immanuel. E non è per dare un tocco sexy ammiccante, quasi da divo hard, al suo nome di battesimo: così ai tempi del liceo lo chiamava ironicamente la sua professoressa di filosofia, a causa delle sue continue e acute domande, riferendosi nientepopodimeno che al filosofo tedesco Kant. Qualcuno potrà dargli del volgare, qualcun altro contestare il suo talento o la valenza artistica delle sue produzioni. Di sicuro Casto è un genio dell’ironia e della comunicazione.
La rete è il suo territorio naturale, che ha saputo sfruttare con maestria e intelligenza, grazie anche alla preparazione che ha nel campo della comunicazione. Online ci sono tutti i suoi video, curatissimi e di alto livello, ineccepibili sotto il profilo tecnico, audiovisivo e grafico, degni di grandi produzioni mainstream: Anal beat, 50Bocca/100Amore, Che bella la cappella, Vento di erezioni, Coiti nel buio, Orgia per noia, Fellatio che passione sono solo alcuni dei suoi titoli più noti. Negli anni tutti i clip, di cui cura personalmente produzione e regia, così come il suo stesso sito www.immanuelcasto.org, hanno registrato più di un milione di contatti e visualizzazioni. Sebbene – per ovvie ragioni di censura – non sia passato in radio o in televisione, l’ultimo singolo, Escort 25, manifesto del “velinismo-mignottismo-berlusconismo” dilagante nella società italiana di oggi, è stato una hit della scorsa estate, il riempipista di numerose discoteche. È stato il pubblico a decretarne il successo, indipendentemente dai media. In ottobre e novembre sono già previste otto date del suo Adult Music Tour, per la maggior parte in club lontani dalla scena gay (Ottobre: 9 Bologna – Locomotiv; 16 Milano – Magazzini Generali; 22 Roma – Circolo degli Artisti; 23 Acquaviva delle Fonti (BA) – Oasi San Martino Music Live; 29 Firenze – Viper; 30 Napoli – Duel Beat. Novembre: 26 Arezzo – Karemaski; 27 Udine – No Fun), e la lista continua ad allungarsi. Con l’anno nuovo le sue canzoni, finalmente, traboccheranno dal web ed è prevista l’uscita del primo album. A quanto pare è nato un nuovo divo: un Casto divo.
Manuel, come è nato il tuo progetto artistico?
Tutto è iniziato nel 2005, quando ho creato il mio sito internet. Ho unito le mie competenze nel campo della comunicazione e del video a quelle artistiche. Ho iniziato a scrivere canzoni, ma l’idea sin dall’inizio era di costruire un personaggio. Non nego che ci fosse anche una componente ludica alla base di tutto questo. Adesso il progetto è più strutturato. Nei video, come avrai notato, posso esprimere tutto il mio estro e la mia preparazione in materia di immagine. In tutto questo c’è anche una forte componente di denuncia e di descrizione sociale e, soprattutto agli inizi, di sfogo. Uno dei miei primi pezzi, infatti, fu Che bella la cappella.
Da quel pezzo a oggi sei molto maturato, soprattutto dal punto di vista musicale e del canto.
Assolutamente. C’è stata una grande evoluzione, ho cercato di affinare anche altre doti. All’epoca la concentrazione era solo sul messaggio, non credo che un brano come quello abbia una difendibilità musicale. Vedi, io non penso a me stesso tanto come un cantante o un musicista – e cerca di non prenderlo nella sua accezione più pretenziosa – quanto a un artista, un creativo che segue la direzione artistica del progetto in ogni suo aspetto. Per quanto riguarda il canto e la composizione ho cercato di raggiungere un livello sufficiente per poterli mettere a disposizione del personaggio.
Veniamo al presente. Escort 25, la tua ultima hit, è un po’ una fotografia dell’Italia dei nostri giorni. Come ti è nata l’idea di questo pezzo?
Proprio così come hai detto tu, per fare una fotografia. Non voleva essere una parodia di una situazione. Sarebbe stato facilissimo mettere un riferimento a Berlusconi, a Fabrizio Corona o alla velina di turno. Così si sarebbe esaurito soltanto in una, meritata, presa in giro. In questo modo ho voluto fare l’affresco di un’epoca. La critica di fondo non è di chi ha i soldi o della prostituzione in sé, ma di tutta un’aspirazione generazionale – della mia generazione – in cui la mercificazione e l’esibizione sessuale becera diventa, in una società bigotta come la nostra, la via per il riconoscimento sociale. Cosa tra l’altro piuttosto paradossale, e il paradosso non l’ho certo scoperto io.
Giustamente. Come dici nel tuo ultimo pezzo: “Perché imparare a usare il congiuntivo quando sono così brava ad aprire il culo?”
Oppure: “Perché lavorare in un call center quando potrei fare pompini in Costa Smeralda?”.
È un po’ triste che la massima aspirazione di molti giovani in Italia sia di fare il Grande Fratello o la velina anziché il ricercatore, l’astronauta o che ne so?
È talmente mortificante un percorso di questo tipo che uno a un certo punto si fa questo tipo di domande.
Con Escort 25 ti sei allontanato dalle tematiche gay di altre tue canzoni, questo ti ha aperto le porte anche di un pubblico più trasversale?
La visibilità è aumentata, a prescindere dal discorso di un circuito gay, al quale non sono mai stato troppo vincolato. Non so dirti esattamente perché, ma ai miei concerti la presenza gay è al 50%. Di tutte le serate che ho fatto nella mia carriera artistica, soltanto due sono state in locali gay. La cosa mi incuriosisce, peraltro. Forse da parte dei gay c’è una ritrosia nei miei confronti per l’immagine che propongo.
O forse soltanto invidia?
Ma, chi lo sa? Mi infastidisce però quando mi liquidano con un “è troppo volgare”. È un discorso un po’ complesso, ma cerchiamo di ragionare su che cosa sia veramente volgare in ambito artistico, musicale o mediatico.
In passato Radio Deejay scoprì e passò Io la do, uno dei tuoi primi brani. In seguito hai avuto altri riscontri sul tuo lavoro da parte dell’ambiente musicale mainstream, radio, televisioni, colleghi artisti?
Ho goduto di qualche passaggio radio e tv (senza censure) con Touché, un brano molto mainstream. Non voglio fare la vittima a causa di quello che faccio o del mio orientamento sessuale. Il problema dello sfondare il muro del mainstream è comune a tutti gli artisti emergenti a prescindere. In questo momento il mercato musicale è duro, io a mio vantaggio ho una grande visibilità sul web di cui non mi lamento. Da parte di artisti ho avuto riscontri da parte di Fabio Canino, Simona Ventura e Francesco Facchinetti.
Sento odore di X Factor. Hai mai pensato di partecipare?
Ti confesso che per la prima edizione fui contattato proprio da Facchinetti e dalla Ventura, che mi proposero di incontrarli per un pre-provino. La cosa mi fece piacere, ma dissi con tranquillità di no perché è una cosa che non farei mai. Sarebbe l’antitesi di tutto quello che è stato il mio percorso artistico fino adesso. Inoltre, francamente non credo che sarei interessante nell’esibirmi in canzoni di altri. La mia visione artistica è improntata sulla denuncia dell’omologazione e della mercificazione, quindi un tentativo del genere mi metterebbe in ridicolo e rinnegherebbe tutto il mio messaggio.
Nel tuo documentario molto ironico The Pride of being Immanuel dici: “Mi piace il gay pride perché non è soltanto una rivendicazione di libertà sessuale ma è una celebrazione dei diritti umani”.
Esatto. Mi avviliscono profondamente i gay che prendono una posizione fortemente contraria ai pride, dicendo che è soltanto un’ostentazione della nostra sessualità e di un’identità culturale forte e folkloristica, che non ci porterà mai a essere accettati. Non credo che sforzandoci invece di adeguarci e apparire “normali” o eterosessuali, diversi da come siamo, come questi ultimi dicono, porti a qualcosa. A mio avviso un pensiero così nasce da molta ingenuità. Lo stesso pensavano i negri in tempi di apartheid, quando credevano che se avessero accettato la situazione, abbassando la testa senza rappresentare una minaccia, sarebbero stati accettati.
Quindi è sbagliato adattarsi a modelli eterosessuali, o che non ci appartengono, tu consigli di essere se stessi sempre e comunque?
Assolutamente sì. Chi ha delle prese di posizione bigotte o omofobe, pur basandosi su posizioni intellettuali, in realtà parla con la voce della paura o dell’ignoranza. Queste persone non hanno gli strumenti intellettuali e culturali per comprendere messaggi troppo sofisticati.
Movimento gay in Italia, cosa ne pensi?
Sul piano dei diritti civili, che mi stanno veramente a cuore, passo da certi momenti in cui sono veramente sconsolato, e mi chiedo veramente dove stiamo andando per la nostra causa, ad altri in cui invece sono più positivo. Se anni fa c’erano molte meno contestazioni al riguardo era perché non se ne parlava affatto. Non posso che auspicare che le cose cambino.
Tu hai un compagno, sei fidanzato?

Una domanda troppo privata?
Diciamo che… dipende!
Da te o dagli altri?
Da me!
Che musica ascolti, chi sono i tuoi artisti preferiti?
Adoro il pop, l’electropop, la dance. Ascolto Madonna, Kylie Minogue, Cindy Lauper, i Muse, alcuni italiani del passato come Ivan Cattaneo o la Rettore. Sono molto eterogeneo come gusti.
Duetto ideale: Immanuel Casto e…?
Uno molto diverso da me: Eminem.