Acqua storta

Sulla scia del clamore suscitato da Gomorra e dal suo pluriminacciato autore Roberto Saviano, si moltiplicano le storie di finzione sugli ambienti malavitosi de O’ Sistema, la camorra.
Quando L.R. Carrino pubblicava, qualche anno fa (vedi la rubrica dei libri su Pride di aprile 2008), il suo breve romanzo d’esordio Acqua Storta, i riflettori erano puntati sull’accostamento audace tra il sottobosco camorristico e l’omosessualità dei personaggi. Non che l’argomento sia una novità. Sono recenti le dichiarazioni in proposito del giudice Antonio Ingroia e le conclusioni di un seminario su “Omosessualità, omofobia e psicoterapia” tenutosi a Palermo nel febbraio scorso: in entrambi i casi gli esperti confermano che i mafiosi omosessuali esistono, eccome. Se le relazioni tra uomini all’interno delle cosche o dei clan travalicano il sesso puro e semplice e diventano qualcosa di più profondo, però, vengono stroncate con l’eliminazione fisica dei “colpevoli”.
È quello che sembra sia capitato a due diciottenni camorristi innamorati, poi fatti ammazzare a pochi giorni uno dall’altro, qualche tempo fa, nel napoletano. Questo e altri fatti di cronaca hanno ispirato Carrino per il suo romanzo, insieme ai cowboy gay immaginari di Brokeback Mountain.
Lo sceneggiatore Valerio Bindi ha preso il testo di Carrino e l’ha trattato come un canovaccio sul quale costruire la sua storia a fumetti, che per forza di cose, nonostante il maggior numero di pagine, condensa ancor di più lo schema narrativo circolare del romanzo.
Il racconto inizia a pochi attimi dal finale e poi si snoda, a ritroso, sugli ultimi tre giorni della vita di Giovanni Farnesini, figlio ventiseienne del capo spietato del clan Acquastorta, e del suo amante, il giovane Salvatore, cassiere dell’organizzazione.
Quest’ultimo fa pressioni, vorrebbe vivere questa relazione impossibile un po’ più alla luce del sole. Nonostante Giovanni sia l’erede designato e sia sposato con Mariasole a garanzia della pace tra i clan; nonostante che tra un omicidio e l’altro faccia sesso coi maschi dragati di notte al parcheggio di Agnano e con le puttane lungo il viale. Non c’è verso, l’amore tra loro è più forte di tutto e tutti, finché una sera il padre convoca Giovanni nel bunker dove si nasconde: gli suggeririsce di portare rispetto a lui e sua moglie e lo avverte che “quando si sbaglia si sbaglia, e non ci stanno santi”…
La cornice malavitosa è poco più di un pretesto per narrare, ancora una volta, la tragedia dell’amore omosessuale in un contesto violento, machista e misogino: le praterie del Wyoming o i bassi di Napoli sono, allo stesso modo, il posto sbagliato dove nascere se vuoi amare un uomo.
Il disegno dell’autrice Maria Pia Cinque (in arte MP5) è scarno ed essenziale nel suo bianco e nero brutale da xilografia espressionista, tratteggiando al meglio la ferocia del mondo disperato di Giovanni e Salvatore.