Antony & the Johnsons – Swanlights

A due anni da The crying light Antony Hegarty, alias Antony & The Johnsons, torna a stupirci con Swanlights, logica prosecuzione del lavoro precedente che esplorava la sua connessione con il mondo naturale. Tuttavia questa volta Antony aggiunge un tassello importante alla sua figura d’artista e non si tratta solo di musica: l’amore che il cantante dedica all’arte in tutte le sue forme si concretizza ora in un libro (presente nell’edizione speciale del cd) contenente dipinti, collages, fotografie e testi raccolti ed elaborati durante la carriera di Antony, cominciata con il suo arrivo a New York agli inizi degli anni ’90.
A questi esordi è dedicato il video di Thank you for your Love, in cui un giovane Antony è ripreso da un Super 8 in bianco e nero, quasi a emulare l’espressionismo cinematografico tedesco degli anni ’20. È con questo brano, segno di gratitudine verso tutti quelli che lo hanno spronato e stimato, che il cantante ha aperto l’Ep omonimo antecedente l’uscita dell’album, e contenente fra l’altro una dolcissima Imagine di John Lennon, ennesima cover dopo Knocking on Heaven’s Door di Bob Dylan e Crazy in Love di Beyoncé.
Con il suo incedere rockeggiante Thank you for your Love ci manda però su una falsa pista: nelle restanti tracce si respira un’atmosfera rilassante, a tratti onirica, ma soprattutto emotivamente consistente, come in Flétta, che vede la voce di Antony supportare nell’ombra quella in primo piano di Björk, ideale prosecuzione di un’altra fruttuosa collaborazione precedente, The Dull Flame of Desire, presente sul disco di lei Volta.
Mentre The Crying Light era avvolto da un’aura di austerità, questo lavoro è per molti versi più malinconico e passionale, sicuramente il disco più sperimentale di Antony, già a partire da The Great White Ocean, con cui l’autore ha musicato in esclusiva per Prada il video Fallen Shadows, creato e diretto da James Lima. Swanlights “è il riflesso notturno della luce sulla superficie dell’acqua, il momento in cui uno spirito esce da un corpo per diventare un fantasma viola”, spiega il cantante. Effettivamente in questo album momenti teneramente struggenti si alternano a rappresentazioni gioiose, spesso accentuate da chitarre distorte, archi che echeggiano John Cale ed elementi percussivi inusuali; il tutto contribuisce a creare un’atmosfera più esotica, a tratti lisergica. La stessa canzone che dà il titolo al disco sembra annegare in un brodo primordiale e allucinatorio, celebrato attraverso suoni psichedelici che fanno tanto sixties.
Il libro allegato al cd non è una semplice appendice in cui il cantante si limita a pubblicare su carta i suoi dipinti (alcuni dei quali esposti presso la Triennale Bovisa di Milano da giugno a settembre scorso all’interno della mostra It’s Not Only Rock and Roll Baby! di Jerome Sans), ma costituisce un’ideale estensione del cd stesso; musica e arte visiva si intrecciano così per dare vita a un mondo immaginifico e spirituale intriso di luci e colori, tornando ancora una volta a sorprenderci.