Vacanze sulla Neva

Il fatto che sia stata fondata nel 1703 dallo zar Pietro il Grande la cui bisessualità pare acclarata e che ci siano nati Puškin, Dostoevskij e Caikovskij può aiutarci a capire perchè San Pietroburgo sia diventata la culla delle arti e della cultura. Considerata “provinciale” rispetto a Mosca ad onta dei quasi 5 milioni di abitanti, la città è disseminata di splendidi palazzi barocchi e neoclassici realizzati, tra gli altri, dalla triade di architetti italiani Rastrelli-Rinaldi-Quarenghi, su commissione di Pietro prima e poi dalle zarine Elisabetta e Caterina: tra questi il celeberrimo Palazzo d’Inverno, divenuto poi il museo statale dell’Ermitage. In un paese che vanta incrementi del 30% annui della spesa per la cultura, non sorprendono i magnifici lavori di restauro e conservazione dei beni artistici e il sostegno a cinema, danza e teatro.
È in occasione dei lavori del Premio Europa che in un tardo pomeriggio di primavera cominciamo a scoprirla. Il percorso dall’aeroporto al centro ci rimanda in pieno ex regime sovietico per lo stile e i colori cupi degli edifici, ma man mano che ci si avvicina al cuore della città le tinte delle case cambiano ed è un trionfo di gialli, rosa e verdi accesi, senza contare il fascino dei canali che scorrono accanto alle vie principali (l’interminabile Nevskij Prospect è la più famosa) e la suggestione del porto sul fiume Neva che ricordano – su scala assai più ampia – la nostra Venezia.
Non parlando russo (e scoprendo che l’inglese non è affatto diffuso anche in ambito turistico come sarebbe lecito pensare) per avvicinare la realtà glbt abbiamo contattato le due organizzazioni attive a San Pietroburgo, Coming Out e Krilija. La prima è stata fondata nel 2006 e il suo presidente è Valery Sozaev. Oltre alle attività nel campo dei diritti civili, al supporto psicologico e legale, molte energie vengono spese in campo culturale, vedi l’organizzazione del festival cinematografico Side by Side e al Festival Internazionale Queer Culture. Apprendiamo che l’omosessualità non è considerata reato da quando nel 1993 è stata abolita la legge antisodomia, i rapporti tra adulti consenzienti sono legali e l’età del consenso è di 16 anni. La repressione ha però lasciato cicatrici profonde nell’opinione pubblica: nel paese l’immagine più diffusa di gay e lesbiche è ancora stereotipata, nelle zone lontane dalle due metropoli la vita per le persone gblt è tuttora assai difficile e la clandestinità è la scelta obbligata. Talvolta remano contro anche le autorità locali: il municipio di San Pietroburgo l’anno scorso ha vietato il pride con l’incredibile motivazione che gli organizzatori erano “ridicoli”: gli sparuti attivisti che hanno sfidato le autorità marciando in gruppo con i vessilli arcobaleno sono stati subito messi in stato di fermo.
Krilija (che significa ali) è stata la prima organizzazione gay e lesbica registrata ufficialmente nel 1991 dopo un anno di lotte con i tribunali e chi ne regge le fila è Alexander Kukharsky, un maturo ex imprenditore che ora dedica tutte le energie alla sua creatura. Ce ne parla nella sede dove hanno luogo le riunioni. “Krilija privilegia l’aiuto concreto alle persone omosessuali in difficoltà: portiamo generi di conforto ai carcerati negli Urali, libri e giornali ai ricoverati malati di Aids, i nostri avvocati hanno salvato la vita a un ragazzo russo accusato a torto di aver ucciso il partner americano e hanno restituito titolo accademico e onore a un notissimo attore ingiustamente incolpato di aver stuprato un giovane collega. Facciamo propaganda per la prevenzione dell’Hiv e organizziamo annualmente un candlelight, inoltre abbiamo una sezione viaggi per i turisti che desiderano una guida sia per visitare la città che per farsi accompagnare nei locali gay”. A lui chiediamo di soddisfare anche le nostre curiosità sul passato e sul presente della vita a San Pietroburgo. Ad esempio su quello che è stato, escluso quello blindato di quest’anno a Mosca, l’unico pride portato a compimento in terra russa. “Si è tenuto il 27 maggio 2006. Immaginando fosse impossibile ottenere i permessi per un pride tradizionale con sfilata e annessi, ci inserimmo nelle manifestazioni organizzate per i 303 anni della fondazione della città che attirarono più di un milione di persone, ideando una sorta di Love Parade. Ci assegnarono uno spazio nella piazzetta antistante la chiesa di S. Caterina e noi allestimmo un palcoscenico dove sventolavano le bandiere gay e si esibivano ragazzi seminudi (li avevamo selezionati nelle discoteche e ingaggiati dietro compenso) che ballavano insieme a travestiti e drag queen impegnate a cantare. Lo spettacolo fu molto apprezzato dal pubblico che aveva compreso bene la natura dello show e, rendendosi conto della mancanza di qualsiasi provocazione, non aveva avuto alcuna reazione omofoba. È’ stato il primo pride in Russia ma non lo abbiamo potuto replicare l’anno successivo per mancanza di fondi. I giornali e la tv non ne hanno parlato qui come all’estero perché non ci sono stati disordini e arresti”. Inevitabile chiedere a Kukharsky un giudizio sulla condizione gblt oggi rispetto al recente passato. “Posso dire che in Russia mai le persone omosessuali hanno goduto di una situazione tanto favorevole quanto quella presente: né sotto il regime (non sono affatto d’accordo con chi afferma che in clandestinità c’erano più occasioni d’incontro e possibilità di soddisfare le pulsioni erotiche) né al tempo dell’impero. Siamo liberi di dire e pensare ciò che vogliamo, di condurre la vita privata come meglio ci aggrada e di aprire locali”.
A questo proposito ci siamo serviti della competenza di Alexander – curatore della sezione dedicata alla città per la guida Spartacus – per stilare una mappa aggiornata su tutto quanto esiste sulla scena gay, visitando di persona alcuni locali e utilizzando le sue preziose informazioni per gli altri. Cominciamo da quello che l’unico caffè a prevalente frequentazione omo: è il Dali, 11 Spasskii Pereulok (metrò Sennaya/Sadovaya) dove si fa conversazione e si possono consumare economici snack: in tema di valuta, un euro vale poco più di 40 rubli. Attenzione in particolare ai tassisti che talvolta tentano di gabbarvi e, più in generale, all’atteggiamento che spesso considera il turista un pollastrello da spennare. Golubaya Ustritsa (L’ostrica blu), 1 Lomonosova ulitsa (m. Nevskij Prospekt), è il classico bar pre-discoteca con un décor al massimo del kitsch, cose appese alle pareti che più trash non si può, una mini pista da ballo, pubblico giovanile con alcune ragazze simpatizzanti. Non si paga l’ingresso e un drink costa circa 200/250 rubli. La zona è quella della movida cittadina con molta gente in giro sino a tarda notte e l’impressione è che sia più che sicura, nonostante il tasso alcolico abbastanza alto. A pochi metri, tra piccoli ristoranti e pub, si trova il Central Station, 1/28 Lomonosova ul., il locale più frequentato e anche il nostro preferito. Aperto nel 2006, completamente restaurato di recente, ha spazi veramente mozzafiato (inimmaginabile l’enorme quantità di denaro investita) su tre livelli. Al piano terra guardaroba, bar, ristorante, sala chill out con schermi tv e piccolo palcoscenico per spettacoli con travestiti e drag queen in fantasiosi costumi che vanno dall’androide alla rock star. Salendo una scala di ferro si accede alla discoteca vera e propria. Qui il tema è l’antico Egitto richiamato da statue, piramidi e oggetti vari che spiccano su pareti e arredi neri. La musica è rigorosamente house e techno. L’occhio viene subito calamitato da un manipolo di go-go boys in perizoma che ballano su un palchetto mostrando sfacciati le proprie grazie in attesa che qualcuno infili una banconota nell’elastico. La clientela è assai gradevole alla vista ma anche drasticamente giovane (difficile individuare qualcuno sopra i 25!). Se vi solletica l’azzardo, avventuratevi al livello superiore, dove troverete un altro bar in una comoda sala video (davvero hardcore), una sala insonorizzata per i fan del karaoke e un curioso pipi room che, tramite uno specchio civetta a tutta parete, consente di vedere all’esterno senza essere visti. Da qui un’altra scaletta porta al labirinto-dark molto intrigante a cui si accede da un panoramico corridoio affacciato sulla zona sottostante. L’ingresso costa 300 rubli con prima consumazione più 50 di guardaroba, drink extra 200/300 rubli, sorveglianti dovunque con auricolari e trasmittenti.
Una breve camminata e approdate a The Club, 17 Shcherbakov Pereulok (metrò Vladimirskaya) aperto da poco, raffinato, modaiolo, più piccolo e raccolto, pubblico non oltre i 30 e misto solo in apparenza. All’ingresso (r. 300 con consumazione) selezione e passaggio sotto metal detector, all’interno severi gorilla in nero onnipresenti. Grande sfoggio di specchi, marmi grigi e neri e divani in un insieme molto elegante anche se un po’ freddino. Zona bar di grande impatto davanti alla pista animata da ammiccanti go-go boys e sala video, qui più soft e patinati (tipo l’intero backstage del calendario Dieux du stade). Popolare tra gli studenti universitari e celebre per gli spettacoli in drag a tarda notte è Cabaret, 181 Naberenzhanya Obvodnogo Kanala (metrò Baltiyskaya), r. 200, informale, atmosfera rilassata, dark room, si danza disco music. Per i nottambuli più maturi, meno ballerini e con bollenti spiriti la meta obbligata è Bunker, 47 Naberenzhanya Reki Fontanka (m. Pushkinskaya), r. 250, cruising bar, video, cabine e serate a tema. Per gli amanti dei vapori, sempre Bunker ma al 47 Mokhovaya ul. (m. Nevskij Pr.) e solo al mercoledì pomeriggio sauna dei bagni pubblici Yamskiye, 9 Dostoyevskogo (m. Vladimirskaya). Chi programma una vacanza per la prossima estate (giugno è il mese delle spettacolari notti bianche e sono in corso il festival di opera e balletto Stars of White Nights, quello del cinema, Festival of Festivals, e quello Internazionale d’Arte Contemporanea) e ha spirito d’avventura, può spingersi sino alla spiaggia gay naturista al confine con la Finlandia: dalla stazione ferroviaria Finlandskij treno direzione Zelenogorsk e fermata Sestroretskij Kurort. Fino a tutto agosto sole e bagni garantiti, vivamente consigliato un manuale di russo.