Scandalo a Tunisi

Anche se presidente di un (piccolo) partito chiamato Liberale, l’avvocato tunisino Mounir Baatour non farà del suo arresto per sodomia un caso politico. Eppure è la prima volta da anni che risulta usato in Tunisia questo vecchio articolo del codice penale, e che in seguito a questo qualcuno – la neo-nata Associazione Tunisina di Sostegno delle Minoranze – ne chiede apertamente l’abolizione.
Vista da lontano la notizia che a Tunisi la sera del 30 marzo agenti della buoncostume hanno fatto irruzione in una camera d’albergo dello Sheraton Hotel, cogliendo in “flagranza di reato” un facoltoso avvocato e un ragazzo e portandoseli via in stato di fermo, sembra confermare l’idea di una offensiva islamista che smentisce le promesse di libertà delle rivoluzioni arabe. Ma è bene andare cauti nei giudizi in un contesto come quello tunisino. Intanto va tenuto presente che quello dell’avvocato Mounir Baatour è il primo caso – il primo conosciuto ma probabilmente il primo davvero – in cui l’accusa di sodomia è stata tirata fuori dopo la rivoluzione del 2011. E che accanto alla “sodomia” è subito saltata fuori la sua aggravante, quella che ha impedito alla polizia e poi al giudice di fare marcia indietro (se lo avesssero voluto) e cioè che il giovane fermato con Mounir ha 17 anni e in Tunisia, a differenza dell’ Italia, l’età del consenso è 18 anni. A quanto hanno riferito i giornali, dopo tre giorni di fermo i due sono apparsi davanti al giudice che ha fatto rilasciare il diciassettenne e confermato l’arresto per l’adulto.
Sul piano dei fatti non c’è da stupirsi di non trovare informazioni certe e dettagliate. L’informazione libera e credibile è ancora alle prime armi, dopo tanti anni di regime. Le “intox” – notizie false o gonfiate – e le dietrologie sono all’ordine del giorno. Nel caso di questo arresto per “sodomia” allo Sheraton di Tunisi la dietrologia in alcuni ambienti è che “Baatour era contrario sia al partito islamista al potere, Ennahda, sia al principale partito di opposizione, Nida Tounes”; quindi si tratterebbe di una manovra per incastrarlo dettata da motivi politici. C’è anche chi pensa che il ragazzino sia stato un’esca per la manovra e probabilmente gli abbia mentito anche sull’età, per evitare che sapesse che era minorenne. Il partito Liberale di cui l’avvocato è presidente però non è un soggetto che impensierisce, non è rappresentato in parlamento e nessuno pensa che lo sarà. In effetti la vera domanda da porsi è perchè un incontro del genere – che in genere viene consapevolmente tollerato o passa inosservato – questa volta ha provocato l’intervento della polizia. Da fonti confidenziali – vicine alla polizia – ci viene detto che sarebbe stato l’hotel stesso ad avvisare i poliziotti che c’era qualcosa di strano, per la frequenza dello “strano duo” al costoso albergo. Per contribuire a spiegare questa rara ma non impossibile iniziativa dell’hotel c’è da tener conto che in Tunisia pochi mesi fa si è parlato addirittura di Sheratongate, per il ministro degli esteri che prendeva spesso una stanza dove pare si incontrasse con una cugina. Accusato da una blogger di farsi pagare la stanza dello Sheraton come spesa d’ufficio, il ministro aveva poi minacciato fuoco e fiamme contro chi aveva fatto circolare la notizia che si incontrava con la cugina. Salvo poi uscire dal governo in occasione del rimpasto di fine febbraio. Lo Sheraton a quel punto era però diventato forse il posto meno adatto per essere usato come albergo a ore di lusso. Inoltre fonti interne all’hotel ci smentiscono risolutamente di aver chiamato la polizia e dicono che la “buoncostume” si è presentata a colpo sicuro, chiedendo anzi pretendendo di entrare nella stanza.
Prima ancora che emergesse la questione del diciassettenne l’Associazione a Sostegno delle Minoranze era uscita con una netta presa di posizione per l’abolizione del reato di sodomia. A metterci la faccia è la giovanissima presidente Yamina Thabet, che comunque si è consultata con dei giuristi e propone una argomentazione raffinata: “Innanzitutto è un reato quasi indimostrabile. Presuppone che uno venga seguito e/o che ci sia effrazione, per esempio di una porta. Serve solo a gestire intimidazioni e ricatti”. Il dibattito che ne segue in rete è quasi solo su siti francofoni. Almeno in questo ambiente la tesi dell’associazione sembra prevalere. I tradizionalisti e gli islamisti sembrano sulla difensiva, incalzati da chi ricorda quanto siano diffuse le pratiche omosessuali in una società araba replicano così: “Che queste cose accadano nella clandestinità, passi. Ma che addirittura vengano legittimate e pubblicizzate abolendo la legge, sarebbe troppo.”
Med Amine Jelassi, uno dei giovani giuristi dell’associazione ci ricorda che il reato di sodomia è quello importato dalla Francia nel codice penale del “protettorato” tunisino ai primi del ‘900, non è stato introdotto né dalla Tunisia di Bourguiba né da quella degli islamisti… Il dibattito promette bene, ma non viene raccolto dai politici. Del resto non è un caso  romantico, non può  appassionare la gioventù “laica” tunisina.
La situazione politica tunisina, a poco più di due anni dalla Rivoluzione è aperta. La maggioranza governativa è del partito islamista Ennahda che deve però condividere la maggioranza con due partiti più “modernisti” e alle prossime elezioni potrebbe anche perdere. Nei sondaggi attualmente è tallonato e talvolta superato dal nuovo partito Nida Tunes che si rifa al nazionalismo modernista tunisino. Se questo si alleasse con la sinistra radicale potrebbe vincere. Anche per questo motivo le stesse forze politiche “moderniste” (in Tunisia non si dice laico) sono molto caute nell’affrontare temi tabù per la morale islamica o più semplicemente per il tradizionalismo familista corrente.