Un Dio gay friendly

“All’inizio, nel 2006, eravamo in pochi, circa una ventina. E la nostra chiesa non era altro che una stanza in affitto al terzo piano di un edificio nel quartiere di Lapa, nel centro di Rio. Ma in breve tempo decine e decine di persone si sono unite a noi e oggi i nostri templi non sono solo qui ma anche a Belo Horizonte e a San Paolo e i nostri fedeli sono oltre un migliaio. Se consideriamo poi chi ci segue su internet arriviamo a 5.000 devoti in tutto il mondo, persino in Giappone e in Italia”.
A raccontare questa storia è il pastore Marcos Gladstone, fondatore della Chiesa Cristiana Contemporanea, una congregazione evangelica molto diversa dalle altre. “Noi siamo un culto inclusivo, che non discrimina nessuno e che accoglie soprattutto omosessuali e lesbiche.” Marcos è un uomo non molto alto, con gli occhiali e l’aria gentile. Lo incontriamo a Madureira, un sobborgo dell’immensa metropoli carioca. È qui che la Chiesa Cristiana Contemporanea ha inaugurato nel 2009 la sua sede nazionale ed è qui che si ritrovano ogni mercoledì e ogni domenica circa duecento devoti.
Marcos è stato da sempre legato alla chiesa evangelica, sin da quando aveva 14 anni, ma non era mai riuscito a far convivere serenamente il suo sentimento religioso e la sua omosessualità. “Mi dicevano che quello che sentivo era peccato e io per molti anni ho cercato di ‘guarire’. Mi sono fidanzato con una ragazza che come me frequentava la congregazione e sono stato sul punto di sposarmi. Ma all’ultimo ho mollato tutto e sono scappato negli Stati Uniti.” Ed è lì, spiega, che nel 1999, a San Francisco, riceve la “chiamata” e capisce che, al contrario di quello che aveva sempre creduto, può esistere una chiesa che non rifiuta né condanna chi come lui si sente diverso e che nelle parole di Dio legge l’amore incondizionato verso tutti gli esseri umani. Inizia quindi il suo percorso nella Metropolitan Comunity Church, una fratellanza internazionale di chiese protestanti che raccoglie oltre 250 congregazioni in 40 paesi del mondo. Fondata dal reverendo Troy Perry nel 1968 conduce un’opera missionaria particolarmente attenta alla comunità glbt.
Terminato l’apprendistato e consacrato pastore, Marcos rientra a Rio, conosce Fábio Inácio de Souza, che oggi è suo marito, e fonda la Chiesa Cristiana Contemporanea. Da quella stanza in Avenida Mém de Sá inizia a diffondere il suo pensiero, così originale e rivoluzionario rispetto alle comunità evangeliche tradizionali. Con le offerte raccolte, Marcos e Fábio riescono in pochi mesi ad affittare un garage al piano terra e grazie alla posizione dell’edificio, nella via centrale del quartiere più mondano e nottambulo di Rio, la Contemporanea inizia a essere frequentata da ogni tipo di fedeli: coppie omosessuali, travestiti, ma anche persone comuni alla ricerca di un messaggio cristiano più moderno e aperto alle differenze.
Pur rappresentando un esempio sui generis proprio per la sua apertura verso i gay, dato il conservatorismo dominante nelle altre comunità evangeliche, la Chiesa Cristiana Contemporanea, si inserisce perfettamente in quello che è l’attuale panorama religioso brasiliano. Proprio nella terra che ha accolto recentemente il papa i cattolici sono sempre stati la maggioranza, ma dal 2000 al 2010 hanno cominciato a diminuire passando da 125 milioni a 123 milioni di persone e oggi rappresentano il 65% della popolazione, contro il 74% del passato. I protestanti invece sono in costante aumento e ormai oltre il 22% dei brasiliani frequenta una chiesa di ispirazione evangelica o pentecostale.
Cecilia Loreto Mariz, studiosa di religioni alla Uerj, l’università dello stato di Rio de Janeiro, cerca di spiegare così il fenomeno: “Il cattolicesimo in Brasile è sempre stato molto distante dalla dottrina ufficiale. Si diceva che era fatto di molte feste e di poche messe. Per di più da noi sono sempre mancati i preti. Per fare un esempio, nel 1970 il 40% dei sacerdoti proveniva da altri Paesi, principalmente dall’Europa dove la vocazione a quanto pare è maggiore. C’è da dire anche che la formazione ecclesiastica tradizionale è molto lunga, fatta di impegno, perseveranza ed esige il celibato. Sono tutti sacrifici questi che la chiesa protestante non richiede. Al contrario, i pastori vengono formati e autorizzati a interpretare liberamente il Vangelo molto rapidamente, si possono sposare e in generale conducono una vita molto simile a quella dei loro fedeli. La forma con la quale i leader di queste comunità leggono la Bibbia è semplice e comprensibile per la maggior parte della popolazione. La chiesa evangelica rappresenta quella che possiamo definire una “democratizzazione del carisma”: ciascuno di noi può avere accesso al sacro, ricevere il dono dello Spirito Santo, pregare, diffondere la parola e addirittura curare il prossimo. Le persone si sentono quindi più partecipi, credono di avere maggiori possibilità di risolvere i problemi concreti della vita terrena e i miracoli sembrano accadere ogni giorno. Ci sono congregazioni rappresentate da pastori di ogni tipo, e ognuna di esse si adatta alle necessità del gruppo di adepti che rappresenta.”
E in effetti, percorrendo le infinite strade delle città brasiliane, specialmente quelle di Rio de Janeiro, è difficile non notare, almeno in ogni via, uno o più templi. La maggior parte ricavati all’interno di piccoli locali commerciali che a fine culto abbassano le saracinesche. Ci sono chiese guidate da pastori che in passato sono stati trafficanti di droga, o tossicodipendenti, e altre riservate ai surfisti o agli amanti del rock.
Alcune per altare hanno una tavola capace di cavalcare le onde e altre le pareti nere ricoperte di teschi bianchi.
Le sedi della Chiesa Contemporanea sul muro di fondo hanno un cielo azzurro colorato da nuvole bianche, sul palco, da dove il pastore si rivolge ai credenti, ci sono fiori, microfoni e strumenti. La musica durante il culto è fondamentale. I fedeli cantano per oltre due ore, interrotti solo da qualche breve lettura e da alcune testimonianze. Tutti possono parlare, raccontare la loro storia e verso la fine della celebrazione vengono raccolti i pedido, dei foglietti sui quali ciascun partecipante scrive un desiderio. I pastori, in genere due per ogni messa, li spargono a terra e pregano affinché ogni richiesta possa essere esaudita.
La sera della nostra visita a Madureira però, la celebrazione avviene in modo diverso dal solito. Dieci nuovi pastori hanno terminato il loro apprendistato e vengono presentati alla comunità. Tra loro c’è anche Lucia Callillho, una signora di 47 anni alta, robusta, con i capelli corti e ricci. “Sono stata alcolizzata e ho fatto uso di droga per otto anni” racconta. “Finché un amico mi ha portata qui. All’inzio non potevo credere che una chiesa mi accettasse nonostante fossi lesbica. Mi sembrava un imbroglio, una menzogna.” Adesso però Lucia non ha più dubbi e oltre ad aver concluso la formazione per diventare uno dei leader della Contemporanea si occupa di portare avanti progetti sociali rivolti ai bambini e agli anziani. “Da quando sono entrata in questa congregazione la mia vita è cambiata, ho ritrovato la felicità e con la mia compagna abbiamo anche adottato una bambina. “Tra i nostri obiettivi”, racconta Fábio, “c’è anche l’appoggio all’adozione”. Vogliamo far capire a chi frequenta la nostra chiesa che ci sono moltissimi ragazzi bisognosi di affetto che vanno accolti anche se non sono più neonati.”
Fábio Inácio de Souza ha 34 anni, una risata che trascina e un corpo che da solo riempie il palco. Seduto alla sua scrivania ci mostra una foto di famiglia: lui, Marcos, Davidson e Felipe, di 9 e 10 anni. “Ci siamo sposati idealmente nel 2009 quando il matrimonio gay non era ancora permesso in Brasile (la legge definitiva è stata approvata solo a maggio di quest’anno) e abbiamo adottato due bambini non più in fasce non solo perché desideravamo moltissimo avere dei figli ma anche perché crediamo sia importante dare l’esempio.” Stasera eccezionalmente c’è anche lui a Madureira. “In genere”, racconta, “cerchiamo di dividerci tra le nostre diverse chiese. Viaggiamo molto e il tempo che passiamo tutti assieme purtroppo non è mai abbastanza, ma fortunatamente possiamo contare sull’aiuto dei nostri genitori.” Prima di incontrare Marcos, Fábio era pastore della Chiesa Universale del Regno di Dio, una delle più diffuse e conservatrici. “Ho vissuto a lungo immerso in una profonda ipocrisia”, confessa. “Per anni sono stato convinto che la mia attrazione per gli uomini dipendesse dal demonio che avevo dentro di me. Finché ho trovato la forza di riconoscermi per quello che sono senza rinunciare a Dio.” Abbandonare la Chiesa Universale è stato difficile per Fabio: “Mia madre si rifiutava di accettarlo, per lei, devotissima, ero una vergogna”. Oggi però anche lei ha cambiato idea, non frequenta la Contemporanea come invece fanno i genitori di Marcos, ma “adora fare la nonna”. Nella sala accanto, dove si svolge il culto, Marcos ha finito il suo discorso ed è di nuovo il momento dei canti “Lui è quello più riflessivo tra noi. Parla ai fedeli, spiega le Sacre Scritture. Io sono più estroverso, mi lascio trascinare dalla musica” e se ne va, salutandoci con un altro sorriso.