Rivoluzione globale

Visto dallo spazio il globo appare sempre più arcobaleno. E Frédéric Martel, nel suo Global Gay (Feltrinelli, 18 euro), si propone di farci da guida e disegnare nettamente i contorni di quella che ha tutte le caratteristiche di una rivoluzione.
Giornalista, già autore di studi a tematica lgbt, ha trascorso 5 anni in giro per 45 paesi a scoprire come se la passano i gay di tutto il mondo. Ora ci racconta il suo viaggio, con l’aiuto della testimonianza diretta di più di seicento interviste, tra attivisti, avvocati, gestori di locali, artisti e tante persone comuni: tutti prendono parte a questa grande rivoluzione. Da una parte all’altra del globo i gay riportano storie di resistenza e di successo, di condanne scampate o vissute sulla propria pelle, in nome di una libertà a cui non si vuole più rinunciare.

Paese dopo paese, Martel ci descrive un “gay globale” con la stessa voglia di vivere la propria omosessualità, chi in pubblico, chi almeno a letto, sempre fortemente legato alla realtà del posto in cui vive: “Le bandiere arcobaleno sventolano ovunque ma ciascuno si trova a militare sotto le proprie insegne”.

Tra un’ampia selezione di pride, festival del cinema e locali per tutti i gusti e gli approcci, il lungo peregrinare dell’autore ci aiuta a orientarci meglio in una grande mappa color arcobaleno. Si incontra il tipico gay asiatico, ancora molto vincolato al rispetto dei valori tradizionali, e si va alla scoperta della variegata realtà del vecchio continente. Ci si immerge nei paesi sudamericani, con il loro incontenibile entusiasmo latino della lotta per i diritti alla diversidade sexual. Si analizza il world wide gay, in un capitolo che racconta il ruolo chiave di Internet, dei social network e delle soap opera in questo grande risveglio globale.

Da est a ovest molte comunità gay sono orgogliose della propria identità nazionale e convivono più o meno serenamente con le limitazioni eventualmente legate a culture intolleranti. Altre sembrano rifarsi, invece, a un modello di vita americano: parlano inglese, mangiano bacon anche in alcuni paesi arabi, usano bandiere a stelle e strisce come telo da mare e ascoltano Madonna o Lady Gaga. Sanno tutti che lì si sta meglio, ci dice Martel, e molti di loro sognano di raggiungere la terra promessa. Il capitolo dedicato agli Stati Uniti esalta in effetti il ruolo in prima linea per i diritti lgbt del paese, specialmente in tema di matrimonio. Gli Usa comunque non sono da prendere come unico punto di riferimento tante sono le contraddizioni che li attraversano, tra congregazioni evangeliche omofobe e associazioni che fanno della lotta per i diritti un brand macina-soldi.

Il viaggio tocca poi mete dove la caccia all’omosessuale è sempre aperta, in particolare tra le comunità gay in parte dell’Africa e in molti paesi arabi: raid e fermi della polizia eseguiti anche solo sulla base di pettegolezzi e vendette personali, confessioni estorte, detenzioni, impiccagioni e chi più ne ha più ne metta, non importa se per fanatismo religioso o per qualche delirante ideologia. L’autore denuncia gli abusi senza soffermarsi esclusivamente sulla tragedia umana di queste realtà offrendoci anche una sorta di manuale di istruzioni su come farla in barba ai regimi. Scopriamo così come trovare i party segreti più sfrenati nei deserti iraniani e sauditi, o di quanto se ne possano fregare i gay russi del mito di una nazione che li esclude e della propaganda internazionale che li sostiene. Uno spazio i gay se lo trovano anche lì, per quanto nascosto, e spesso sembrano sapersi divertire anche più di noi.

Per molti dei paesi visitati, l’autore approfondisce anche le motivazioni che hanno portato all’attuale situazione, spiegando come oggi i governi, le associazioni e le religioni strumentalizzino la tematica. Tra i tanti esempi, il Sud Africa che approva una legge contro l’omofobia per mascherare meglio una cultura ancora molto intollerante; Cina o Cuba che usano l’omosessualità come arma di ricatto verso i propri nemici; Israele e i paesi occidentali che danno rilievo alle ingiustizie altrui per nascondere meglio le proprie. Sono tanti i modi in cui ci si serve dei gay, ma Martel ci ricorda anche che: “Ieri non si poteva essere apertamente omosessuali, oggi non si può essere più apertamente omofobi”.

Tra incontri sorprendenti, come popolarissime squadre gay di canottaggio a Singapore, una leggendaria regina giordana che protegge gli omosessuali e un principe indiano autore del primo coming out coronato della storia, il testo incuriosisce di pagina in pagina, in un viaggio inedito in cui si impara anche come si dice gay in altre lingue, scoprendo che a volte suona meglio in altri paesi. La battaglia per i diritti ha ingranato una marcia in più e di alcuni paesi ci possiamo fare un’idea più chiara solo ora, proprio grazie a questo libro.

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*