I pericoli delle app

Ricatti, adescamenti, truffe, furto d’identità, estorsioni a sfondo sessuale e persino stupri o tentati omicidi: sono le insidie che si possono annidare nel mondo delle chat e che negli ultimi anni si sono trasferite nelle app per il dating, quelle che molti gay usano – come e più degli eterosessuali – per gli incontri occasionali, collegandosi a internet dal cellulare. Scotland Yard denuncia che in Inghilterra e Scozia in pochi anni i reati connessi alle app più note, come Tinder e Grindr, sono aumentati vertiginosamente; ma anche in Italia la polizia postale mette in guardia da truffe e ricatti che possono colpire attraverso lo smartphone, un aspetto che troppo spesso viene sottovalutato da chi crea un profilo e si mette in contatto con perfetti sconosciuti, scambiando informazioni personali e foto.
In Gran Bretagna i crimini connessi con l’uso delle app per incontri online si sono moltiplicati in modo esponenziale, dai 55 denunciati nel 2013 agli oltre 400 del 2015, con una prevalenza di violenze contro la persona, oltre a casi di sfruttamento e adescamento di minori. Che le app per incontri non siano un luogo sicuro per ragazzini e adolescenti è risaputo, ma anche gli adulti devono prestare più attenzione quando usano questi strumenti e nel mondo gay ci sono alcune categorie più a rischio di altre. “C’è una specificità legata al modo in cui si vive la propria identità”, dice Matteo Flora, esperto di reputazione digitale e Ceo dell’azienda The Fool. “Mentre la prima problematica dell’uomo etero è essere esposto come fedifrago, se è sposato, alcuni uomini con comportamenti omosessuali vogliono evitare il disvelamento di un orientamento che preferiscono tenere nascosto”. Da qui nascono i casi di “sextorsion”, per i quali “si calcola che meno del 10% delle vittime denuncia il ricatto”.
La polizia postale spiega che “l’intento è quello di instaurare con la vittima designata un rapporto di fiducia, fino a intraprendere una chat erotica, attivando la webcam, o scambiare fotografie/video a sfondo sessuale”. A questo punto “l’interlocutore sposta la conversazione su Facebook e, in possesso di filmati e foto a carattere sessuale, richiede una somma di denaro alle vittime” per evitare che il materiale sia diffuso.
Ma quali sono le precauzioni da prendere per ridurre i rischi? “Il problema numero uno è l’analfabetismo digitale – dice Flora – che porta a usare password uguali per le app e per le email oppure a registrarsi a un sito di dating con l’email del lavoro o collegare il profilo Facebook alle applicazioni. Meglio usare indirizzi mail e numeri di cellulare che non siano collegati direttamente con l’identità e scegliere password forti. Poi ci si dovrebbe domandare perché di punto in bianco lo strafigo di turno contatta proprio te ed evitare di scambiare foto e video riconoscibili”. Negli incontri dal vivo, invece, “valgono le solite regole di sicurezza: evitare luoghi isolati e non darsi appuntamento in casa, ma preferire posti densamente affollati”. Quando si incontra qualcuno per la prima volta, poi, è meglio avvisare prima un amico.
Sorprendentemente – o forse no – i luoghi più sicuri per incontrarsi e fare sesso sembrerebbero discoteche, bar di cruising, saune. “Da quando esistono i circoli ricreativi non esiste un solo caso di cronaca che li riguardi”, rivendica Rosario Coco, responsabile comunicazione di Anddos, l’associazione di circoli che da qualche anno si è staccata da Arcigay. “Sono luoghi di socializzazione – specialmente per alcune generazioni di uomini che si ritrovano soli – e sono luoghi sicuri per fare sesso, cosa di cui andiamo orgogliosi, senza dimenticare la prevenzione, visto che distribuiamo un milione di preservativi gratis all’anno”.
Per chi ha comportamenti omosessuali, ma rifiuta di definirsi gay – la vittima-tipo della sextorsion – una delle principali preoccupazioni riguarda la tutela della riservatezza. “Abbiamo obblighi di legge – dice Coco – che ci impongono di tutelare la privacy. Nessuno può chiedere informazioni su un tesserato e la stessa associazione non manda mai messaggi ai soci, che hanno a disposizione il portale online”. Con l’arrivo delle chat e delle app con la geolocalizzazione, viene da pensare che gli incontri nei locali di cruising siano un fenomeno del passato, ma i dati sembrano raccontare un’altra realtà: “I nostri circoli non hanno subito un decremento di accessi, semplicemente tante persone hanno trovato uno strumento ulteriore per incontrarsi. Anzi, i circoli Anddos – bar, discoteche, saune, cruising – sono passati da 61 a 71”. Insomma, luoghi e occasioni non mancano: si può incontrare qualcuno in chat, su un’app scaricata sul telefonino, in un luogo di battuage o in un locale, quello che conta è ricordarsi di usare la testa.

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